Ogni prodotto immesso sul mercato tramite la grande distribuzione, deve necessariamente riportare un barcode, ovvero un codice a barre che identifica l’articolo. Ma come va interpretato? Come è strutturato? Quali sono le caratteristiche di un codice a barre corretto? Ecco di seguito alcune nozioni fondamentali.
Il barcode è un sistema di identificazione internazionale e pertanto va costruito seguendo regole ben precise. Cerchiamo di capire innanzitutto la struttura di un codice a barre; il più comune è quello a 13 cifre, ovvero quello che viene definito “EAN 13”. Ecco un esempio: 8085643310069. Le prime due cifre rappresentano il prefisso EAN nazionale: in tal caso “80” identifica l’Italia; le 7 cifre che seguono, nel nostro esempio 8564331, rappresentano il Codice Proprietario del Marchio.
Come fare per ottenere il codice proprietario del marchio? In Italia l’associazione autorizzata a livello internazionale è INDICOD, con sede a Milano,seguendo le istruzioni riportate, è possibile iscriversi, aderendo al sistema GS1. L’associazione prevede la sottoscrizione di uno Statuto e il versamento di una quota annuale.
Una volta ottenuta l’assegnazione del codice produttore, si può procedere alla generazione di barcode e alla stampa delle relative etichette, seguendo scrupolosamente i parametri dimensionali e di colore dettati da Indicod: è infatti fondamentale essere sicuri, soprattutto per i prodotti destinati alla grande distribuzione, che le etichette vengano lette correttamente dallo scanner di magazzino e di cassa, evitando la mancata o non corretta identificazione degli articoli, con conseguente ammonizione da parte dell’organizzazione commerciale.