Come Investire nei Fondi Comuni di Investimento

Il punto di partenza per qualsiasi investimento nei fondi comuni di investimento non può che partire dall’analisi della propria posizione personale. Cercate cioè di domandarvi quale sia il vostro orizzonte temporale (ovvero, quando volete avere un ritorno dell’investimento), e se preferite una copertura del rischio di capitale, o meno, all’interno del periodo di investimento temporale.

Una volta chiariti questi punti, le alternative in mano all’investitore non mancheranno di certo: daifondi monetari a quelli azionari, passando per gli obbligazionari e i misti, le destinazioni delle risorse finanziarie della clientela bancaria non avranno che l’imbarazzo della scelta.

Considerato un investitore “tipo”, con orizzonte temporale compreso tra i 5 e i 10 anni, non possiamo che consigliare una diversificazione opportuna del proprio portafoglio fondi, che vada a considerare una quota rilevante di azionario (i cui tempi di investimento si aggirano di norma nei 7 anni). Per diminuire i rischi, possiamo indirizzarvi verso un investimento nell’azionario internazionale, cui destinare magare un piano di accumulo del capitale, in alternativa all’investimento spot.

Valutando un terzo dell’investimento complessivo nel comparto azionario, vediamo come distribuire i restanti due terzi. Una quota andrà applicata sull’obbligazionario, con un occhio attento alle valute di riferimento (bene il dollaro nel medio breve termine), e ai rendimenti (quelli italiani, ad esempio).

Il resto potrebbe essere impiegato nel brevissimo termine, con investimenti in fondi comuni di investimento monetari, immediatamente liquidabili in caso di necessità.

Costi del Forex – Quali Sono

In genere quando si va a fare Forex l’investitore non deve preoccuparsi dei costi derivanti dalle commissioni di negoziazione. Non ci sono infatti dei costi associati al trading forex che l’investitore dovrebbe considerare.

I costi associati al Forex sono lo spread e il rollover.

Il metodo principale che un broker forex usa per fare soldi è quello di avere uno spread, ovvero una differenza, tra il prezzo di acquisto valuta e il prezzo di vendita valuta. Vediamo infatti che c’è una differenza tra il prezzo a cui è possibile acquistare valute e il prezzo al quale invece è possibile venderla. Questa differenza è il guadagno del broker e, dal punto di vista del trader, converrebbe scegliere delle valute con un basso valore di spread.

Cerchiamo di chiarire questo concetto con un esempio. Supponiamo di essere interessati all’acquisto di yen giapponesi contro dollari USA. Il valore di acquisto è di 98.03 , mentre quello di vendita è di 98.09 . Se acquistiamo valuta, prima di poter guadagnare, dobbiamo coprire il divario di 6 pips.

Il rollover è invece un costo che potremmo sostenere su quelle transazioni che lasciamo aperte durante la notte. Il rollover non è sempre un costo per il broker, dato che a volte potrebbe invece essere un guadagno. Sostanzialmente il Rollover si applica quando una posizione forex è aperta dopo che i principali mercati sono chiusi. Il rollover costituisce praticamente la differenza tra i tassi di interesse della moneta comprata e quelli della moneta venduta. Se l’investitore acquista moneta con il tasso di interesse più elevato allora il rollover per lui sarà un guadagno, mentre se acquista una moneta con il tasso di interesse minore allora il rollover sarò un costo.

Perché ci sono così pochi costi? Il motivo è la semplicità di accesso al mercato del Forex e le sue dimensioni. Il volume giornaliero di scambi fatti su questo mercato va da 1,5 a 2 miliardi di dollaro al giorno. A causa del numero di operatori disponibili l’aumento della concorrenza aiuta a garantire che i costi siano ridotti al minimo.

Benchmark Finanziario – In Cosa Consiste

Il benchmark è un termine di riferimento utilizzato per confrontare il rendimento di uno strumento finanziario, o di un portafoglio di strumenti finanziari, con una performance ideale predisposta da terzi soggetti sulla base delle potenzialità che gli stessi strumenti finanziari o il portafoglio degli stessi strumenti finanziari dovrebbero essere in grado di esprimere durante un arco temporale previsto, generalmente pari a un anno solare.

Stando alla definizione che abbiamo utilizzato in apertura di questo breve approfondimento, il benchmark dovrebbe divenire una sorta di “bussola” in grado di guidare l’investitore nel conseguimento di un risultato atteso. Il benchmark diventa di fatti un obiettivo potenziale che lo strumento finanziario “dovrebbe” conseguire in un periodo di tempo delimitato.

Risulta essere a questo punto che sorgono, tuttavia, i principali problemi interpretativi. Il benchmark viene infatti realizzato da soggetti terzi rispetto, ad esempio, al gestore del fondo, e la sua costruzione avviene sulla base di analisi e parametri scelti di volta in volta in maniera parzialmente soggettiva.

Anche ignorando le sopravvenienze che potrebbero accadere nel corso del periodo di tempo esaminato, ne consegue che molto spesso i benchmark pongono degli obiettivi sensibilmente differenti dalle reali potenzialità degli strumenti finanziari, con la conseguenza di deprimere i confronti tra le attese e quanto concretamente verificato.

Nonostante il suo semplice valore indicativo, il benchmark è divenuto un elemento obbligatorio all’interno del prospetto informativo di un fondo comune di investimento, stando a quanto voluto dalla Consob.

Da quanto sopra emerge, pertanto, la volontà da parte della Commissione di rendere maggiormente trasparente l’offerta dei fondi, e stimolare nel contempo la prestazione degli stessi gestori degli strumenti finanziari.

Contratti Range Forward – Cosa Sono

Parliamo quest’oggi di quei contratti, stipulati prevalentemente sui tassi di cambio, che stabiliscono la banda di oscillazione dei prezzi entro la quale le valute cui si riferisce il contratto vengono scambiate alla scadenza.
I contratti Range Forward rientrano in realtà tra le opzioni “packages” ossia in quelle opzioni esotiche costituite da portafogli eterogenei formati da calls e put europee ordinarie, contratti forward e attività sottostante.
I contratti Range Forward in finanza sono conosciuti con diversi nomi: opzioni cilindriche, forward flessibili, collar a costo zero, min-max, banda forward.

Struttura e composizione dei Range Forward
Spesso questi pacchetti sono strutturati in maniera tale da avere un costo iniziale nullo, come avviene per esempio per il Range Forward corto. Esso viene costruito a partire da una posizione lunga su una put, con prezzo di esercizio basso e simultanea posizione corta su una call con prezzo di esercizio alto, alle quali si aggiunge una posizione lunga sul forward scritto sull’attività sottostante. Questo pacchetto garantisce che l’attività sottostante possa essere venduta ad un prezzo compreso tra i due prezzi di esercizio alla scadenza delle opzioni. Nella strategia opposta, ossia nella versione lunga del Range Forward si ha, al contrario, oltre ad una posizione corta sul forward sul bene sottostante, una posizione corta su una put, con prezzo di esercizio basso e una posizione lunga su una call con prezzo di esercizio alto. In questo caso, il package così costruito garantisce che l’attività sottostante possa essere comprata ad un prezzo compreso all’interno dei due strike.

Contratti a costo zero
Naturalmente, quanto più vicini sono i prezzi di esercizio delle opzioni tanto più certo è il prezzo che verrà pagato o incassato per l’attività sottostante all’opzione a scadenza.
In entrambi i casi, la caratteristica principale di questi contratti è che i prezzi di esercizio delle opzioni call e put sono scelti in maniera tale che il valore della call sia uguale a quello della put e ciò rende questi contratti vantaggiosi in quanto vi si può entrare a costo zero, fornendo protezione al sottoscrittore in caso di ribassi delle quotazioni ma allo stesso tempo privandolo in parte dei benefici derivanti dai possibili rialzi.
Generalmente si tratta di contratti molto utilizzati per la gestione e la copertura del rischio di cambio, prevedendo quindi la contemporanea assunzione di due posizioni opposte tramite opzioni.

Esempio di copertura tramite Range Forward
Il titolare di un credito in valuta potrebbe ricorrere ad un Range Forward per ottenere una protezione illimitata nel caso di deprezzamento della valuta d’interesse mantenendo dei benefici limitati derivanti dall’apprezzamento della stessa. A seconda della tolleranza al rischio, il soggetto gode della flessibilità necessaria potendo determinare l’ampiezza del range di valori compresi tra i due prezzi di esercizio delle opzioni. Un intervallo più ampio offre maggiori potenzialità per i guadagni ottenibili grazie ai movimenti favorevoli della valuta ma incrementa anche l’esposizione del credito a perdite derivanti da deprezzamenti valutari. Al contrario, con un intervallo di valori più ristretto si riducono sia i potenziali guadagni sia le potenziali perdite.

I vantaggi conseguibili a scadenza
Di conseguenza, se il prezzo spot a scadenza dovesse andare sotto lo strike il valore intrinseco della put lunga compenserebbe le perdite sull’esposizione. Se il prezzo spot dovesse andare sopra lo strike della call il valore intrinseco della stessa compenserebbe i guadagni derivanti dalla posizione lunga sul forward in questo intervallo di valori. Mentre se il prezzo spot ricade all’interno del range degli strike a scadenza il credito in valuta potrà essere trasformato al tasso spot di mercato.
In altre parole, con questo strumento ci si riesce a proteggere dai movimenti più estremi dei prezzi di mercato.
Le società che hanno frequente esigenza di copertura dei propri crediti in valuta per effetto di esposizioni nel mercato forward trovano questi strumenti un’alternativa molto interessante per la gestione del rischio di cambio. Ciò avviene perchè grazie ad essi è possibile beneficiare di apprezzamenti della valuta limitando, al tempo stesso, la possibilità di perdite ad un livello accettabile.

Come Scegliere Azioni da Comprare

Comprare azioni in Borsa è un’operazione davvero molto semplice. Risullta essere sufficiente disporre di un deposito titoli acceso presso un intermediario abilitato (ad esempio, una banca), e immettere nel mercato regolamentato gli ordini di acquisto o di vendita mediante servizi di trading online, o rivolgendosi al “tradizionale” ufficio dello stesso intermediario. Più difficile è invece scegliere le azioni di Borsa che si rivelino redditizie per i nostri fini, andando così a selezionare il titolo sul quale valga o meno la pena di scommettere.

Per prima cosa, cerchiamo di orientarci all’interno del mercato di Borsa italiana. Il mercato MTA (MTA sta per Mercato Telematico Azionario) è diviso in diversi segmenti. Sulla base di una recente attività di semplificazione, il numero di comparti si è fortemente ridotto, lasciando tra i principali sono lo STAR , dedicato alle medie imprese con una capitalizzazione tra i 40 milioni di euro e il mercato di euro; in precedenza, un altro comparto di riferimento era il Blue Chip, che racchiudeva al suo interno solamente le società con un’altissima capitalizzazione di Borsa.

Gli indici di Borsa

Una delle ragioni che sottostanno alla “scomparsa” di alcuni comparti è data dalla ricca presenza di indici, tra i quali selezionare l’azione da comprare. I principali sono il MIB (i 40 titoli più liquidi e capitalizzati in Borsa), il Mid Cap, lo Small Cap (azioni di piccola capitalizzazione), il Micro Cap (le azioni al di fuori degli altri listini), l’All Share (rientrano tutti gli elementi del MIB, del Mid Cap e dello Small Cap) e lo STAR (comprende le azioni appartenenti al segmento omonimo).

Non tutti sanno che in Borsa italiana è possibile acquistare delle azioni emesse da società di diritto estero, già negoziate in altri mercati regolamentati comunitari. Il comparto di Borsa che permette tale esercizio di compravendita è l’MTA International, che amplia così le possibilità di impiego da parte dell’investitore italiano. Ammesse alle negoziazioni sull’MTA International sono tutte le società che, in seguito al mutuo riconoscimento, hanno già quotato altre azioni su un mercato estero riconosciuto da almeno 18 mesi. Tali società non dovranno nemmeno presentare alcun prospetto informativo a Borsa italiana, con una procedura di quotazione che appare così davvero snella.