Insider Trading – In Cosa Consiste

Il benchmark è un termine di riferimento utilizzato per confrontare il rendimento di uno strumento finanziario, o di un portafoglio di strumenti finanziari, con una performance ideale predisposta da terzi soggetti sulla base delle potenzialità che gli stessi strumenti finanziari o il portafoglio degli stessi strumenti finanziari dovrebbero essere in grado di esprimere durante un arco temporale previsto, generalmente pari a un anno solare.

Stando alla definizione che abbiamo utilizzato in apertura di questo breve approfondimento, il benchmark dovrebbe divenire una sorta di “bussola” in grado di guidare l’investitore nel conseguimento di un risultato atteso. Il benchmark diventa di fatti un obiettivo potenziale che lo strumento finanziario “dovrebbe” conseguire in un periodo di tempo delimitato.

Risulta essere a questo punto che sorgono, tuttavia, i principali problemi interpretativi. Il benchmark viene infatti realizzato da soggetti terzi rispetto, ad esempio, al gestore del fondo, e la sua costruzione avviene sulla base di analisi e parametri scelti di volta in volta in maniera parzialmente soggettiva.

Anche ignorando le sopravvenienze che potrebbero accadere nel corso del periodo di tempo esaminato, ne consegue che molto spesso i benchmark pongono degli obiettivi sensibilmente differenti dalle reali potenzialità degli strumenti finanziari, con la conseguenza di deprimere i confronti tra le attese e quanto concretamente verificato.

Nonostante il suo semplice valore indicativo, il benchmark è divenuto un elemento obbligatorio all’interno del prospetto informativo di un fondo comune di investimento, stando a quanto voluto dalla Consob.

Da quanto sopra emerge, pertanto, la volontà da parte della Commissione di rendere maggiormente trasparente l’offerta dei fondi, e stimolare nel contempo la prestazione degli stessi gestori degli strumenti finanziari.

Come Difendere Risparmi dalla Crisi

Diciamolo chiaramente: i tempi non sono proprio quelli adatti per investire in maniera serena. I titoli da cassettisti sono spariti, gli alti rendimenti sui titoli del debito sovrano sono fortemente attraenti, ma espongono gli investitori a temuti rischi di insolvenza nazionale. Le obbligazioni delle grandi corporate traballano, e i conti deposito sembrano essere uno dei pochi approdi relativamente certi.

Ma come difendere i propri risparmi dalla crisi, e trovare margini di guadagno? Analizziamo tre differenti scenari.

Scenario positivo: l’euro si salva, l’Unione Europea si rafforza con una più solida struttura fiscale, nessun Paese finisce in default.
Il primo dei tre scenari è, chiaramente, quanto vorremmo si realizzasse sul breve termine. Immaginiamo una situazione nella quale l’Italia possa uscire repentinamente dalle difficoltà: in questo caso sarebbe sufficiente ponderare adeguatamente gli investimenti nel nostro Paese, acquistando titoli di Stato a medio lungo termine, che avranno certamente rendimenti ancora attraenti.

In particolare, è possibile acquistare un quinto dei propri risparmi in un titolo inflation linked, che potrebbe garantire maggiori guadagni nelle ipotesi (probabili, in questo scenario) di incremento dell’inflazione in maniera sostenuta, entro un quinquennio.

La restante quota (immaginiamo, un pò meno della metà), potrebbe essere investita in titoli europei: una prevalenza può essere attribuita alle obbligazioni governative dei Paesi dell’eurozona, anch’essi salvi dalle attuali turbolenze; un’altra parte può invece essere indirizzata verso le obbligazioni delle grandi imprese.

E per le azioni? Nell’ipotesi di una uscita dalla crisi, è meglio buttarsi con cautela nel settore finanziario. I titoli degli istituti di credito, e dei comparti direttamente collegati, sono stati i principali penalizzati dalle difficoltà: logico pertanto attendersi rimbalzi importanti delle quotazioni.

Scenario intermedio: la situazione di instabilità prosegue, con una spaccatura ulteriore dell’Europa a due velocità.
E’ lo scenario nel quale ci stiamo lentamente indirizzando: le instabilità finanziarie proseguiranno nel lungo periodo, con una selezione dei componenti dell’Eurozona. Il rischio significativo è che qualche nazione membro possa essere lasciato indietro. Augurandoci che l’Italia non sia in coda.

Ma cosa fare in questo scenario? La ricerca della migliore diversificazione è d’obbligo: è possibile proseguire nell’acquisto di titoli di Stato, con una parte bilanciata dedicata all’acquisto di fondi e titoli puntuali di altre Borse extra europee. I listini dei mercati emergenti stanno soffrendo meno le difficoltà internazionali, e sono ancora oggi fabbrica di ottime occasioni.

Se invece non si vuole andare al di fuori del vecchio Continente, è possibile continuare a scommettere su quelle che sono le locomotive europee, contraddistinte ancora oggi da un rating elevatissimo: bond di Austria, Germania e Olanda garantiscono una solvibilità quasi certa.

Scenario negativo: l’euro muore, e gli Stati più deboli falliscono, innescando una catena di default multipli.
Se l’euro muore, la soluzione per investire (e guadagnare) è una: uscire fuori dall’Europa prima che sia troppo tardi. Pertanto, è probabile che se la situazione dovesse peggiorare, trascinandosi dal secondo al terzo scenario, masse straordinarie di investimenti verranno indirizzate verso gli Stati Uniti, il Canada, e l’Australia.

Una investimento complessivo potrebbe pertanto essere costruito bilanciando da una parte i titoli dei mercati extra europei “maturi”, e dall’altra quelli dei mercati maggiormente emergenti.

Conservare inoltre una parte del proprio patrimonio (non superiore al 10% – 15%) verso le materie prime e i metalli preziosi.

Investire in Buoni Fruttiferi Postali

I Buoni Fruttiferi Postali sono dei titoli che vengono emessi dalla CDP (la Cassa Depositi e Prestiti), con garanzia dello Stato Italiano. Come desumibile dal nome di questi prodotti finanziari, l’ente collocatore è rappresentato da Poste Italiane. Cerchiamo di capire quali sono le principali caratteristiche di questi strumenti di risparmio, e di comprendere quanto può renderci un investimento nei Buoni.

Sottoscrizione e rimborso

La sottoscrizione dei Buoni Fruttiferi Postali può essere effettuata in qualsiasi Ufficio Postale. Così come l’avvio del rapporto, anche il rimborso dei Buoni può essere richiesto in qualsiasi Ufficio, senza il pagamento di alcuna commissione o spesa, eccezion fatta per gli oneri fiscali. La sottoscrizione – ma solo per i correntisti di BancoPostaOnline – è effettuabile altresì tramite procedura online. Il rimborso è garantito, con restituzione del capitale investito e degli interessi maturati.

I Buoni Fruttiferi Postali ordinari

I tradizionali (ma non gli unici, come vedremo presto) Buoni Fruttiferi Postali sono quelli “ordinari”. Il rendimento di tali Buoni è predeterminato nel momento della sottoscrizione del contratto, con un tasso di interesse nominale crescente sulla base del periodo di possesso. La remunerazione oscillerà pertanto dall’1,25% (lordo) corrisposto al termine del primo anno, al 5% (lordo) per il ventesimo anno. Per conoscere in tempo reale i rendimenti dei Buoni ordinari, c’è a disposizione una pagina (questa) sul sito di Poste Italiane.

Altre tipologie di Buoni

Oltre ai Buoni Fruttiferi Postali ordinari, esistono nuove tipologie di titoli similari. Vi sono pertanto i BFP Diciottomesi, della durata massima di un anno e mezzo, con rendimento fisso crescente. Vi sono poi i Buoni dedicati ai minori, con un orizzonte temporale di maggior respiro. Inoltre, esistono i Buoni con rendimenti non predeterminati, poichè indicizzati all’inflazione o alla scadenza.

Come Creare Bilancio con Excel

In un periodo economico così difficile diventa indispensabile sapere quanto si spende e quanto rimarrà del salario. Essere in grado di gestire le proprie entrate e uscite nell’arco della mensilità è importante per riuscire ad arrivare tranquillamente alla fine del mese, senza dover fare troppi sacrifici.

Per tenere sotto controllo le entrate e le uscite di casa utilizziamo un foglio di calcolo con Excel.

Il foglio di calcolo è suddiviso in tante caselle che prendono il nome di cella.

Fare clic nella cella (B2) e scrivere “Data” senza virgolette, poi con il tasto tabulatore (si trova sopra il blocca maiuscole) spostarsi nella cella affianco (C2) e scrivere Descrizione, in D2 Entrate, E2 Uscite ed infine su F2 scrivere Saldo.

A questo punto alcune delle parole scritte risultano troncate, poiché le celle hanno una misura predefinita. Per risolvere questo fastidioso problema di layout, basta fare un doppio clic sulla riga che divide le due celle, in questo modo automaticamente la cella sarà ridimensionata al testo; compiere questa operazione su tutte le altre celle dove il testo viene tagliato.

Prima di iniziare ad inserire le formule che consentiranno di calcolare in modo automatico il totale e il saldo è necessario formattare i vari campi, ovvero indicare al programma che tipo di dati è consentito inserire in quella specifica cella.

Per compiere questa operazione, spostare il mouse sopra la cella da modificare, ad esempio B2 (comparirà una freccia che volge verso il basso) fare clic con il tasto destro e selezionare la voce formato celle. Si aprirà una finestra, dove è necessario selezionare un formato, in questo caso specifico data; confermare cliccando ok.

Ripetere questa operazione per i campi Entrate, Uscite e Saldo dove anziché selezionare data sarà necessario selezionare Valuta.

Sempre all’interno della finestra formato celle è possibile per ogni colonna definire l’allineamento, il carattere, il bordo, il riempimento ed eventualmente la protezione.

Queste operazioni riguardano il layout, la struttura grafica del foglio di calcolo.

Ora è il momento di inserire le formule.

La prima operazione matematica da fare eseguire al programma è una sottrazione, la differenza per riga dell’entrata con l’uscita.

Fare clic sulla cella F3 ed inserire la seguente formula =D3-E3 poi ricopiare questa formula (tasto di scelta rapida CTRL+C) ed incollarla (CTRL+V) nella riga sotto (F4) però aggiungendo +F3, cioè =D4-E4+F3, così facendo oltre a fare la sottrazione tra l’entrata e l’uscita di quella specifica riga aggiornerà il saldo attuale.

A questo punto non rimane che copiare ed incollare quest’ultima formula, che verrà adeguatamente aggiornata dal programma in tutte le successive celle del campo F.

Per velocizzare il tutto si può tenere premuto sulla + in grassetto che appare in basso a destra alla casella dove avrai inserito la prima formula e, sempre tenendo premuto, potrai trascinarla in basso lungo tutta la colonna.

Infine per fare il totale di tutte le entrate e le uscite di un mese, portarsi sulla cella D22 (in previsione di una ventina di movimenti mensili) e scrivere la seguente formula =SOMMA(D3:D21) ovvero fai la somma di tutti i valori compresi nell’intervallo tra D3 e D21, ripetere l’operazione per le uscite =SOMMA(E3:E21).

La tabella è pronta, si consiglia di salvarla come modello in modo tale da riutilizzarla per le successive mensilità.

Per velocizzare l’operazione è anche possibile scaricare questo modello di bilancio familiare dal sito Documentiutili.com e modificarlo in base alle proprie esigenze.

Come Calcolare la Capitalizzazione

Per capitalizzazione di Borsa si intende il valore di mercato di una società quotata nel mercato regolamentato. Il concetto di capitalizzazione è molto importante per valutare un’azienda, e può essere facilmente calcolato con una semplice operazione di moltiplicazione. Prima di vedere in che modo sia possibile ottenere il valore di capitalizzazione di Borsa di una società, cerchiamo tuttavia di capire quale sia la significatività di questo elemento.

Già sulla sola base delle righe di introduzione è pertanto piuttosto chiaro che il valore di capitalizzazione può costituire uno dei principali indicatori del reale valore della società sul mercato, e fornisce altresì una più attendibile fonte informativa sulla consistenza effettiva dell’azienda rispetto al suo valore contabile.

Non è tuttavia detto che il valore di capitalizzazione coincida con il valore reale della società. Anzi, a dir la verità, lo scenario in cui capitalizzazione di Borsa e fair value della società siano coincidenti è una vera e propria rarità.

Molto più spesso, il valore di capitalizzazione è inferiore o superiore al valore reale della società, concedendo così a chi effettua degli investimenti sulla stessa azienda la possibilità di sfruttare delle buone occasioni.

Come si calcola la capitalizzazione

Come abbiamo già detto, calcolare la capitalizzazione di Borsa di una società è piuttosto semplice. La capitalizzazione è infatti data dalla sommatoria del valore di Borsa di tutti i titoli che compongono il capitale sociale, con la conseguenza che il suo calcolo non sarà altro che una moltiplicazione del valore della singola azione per il numero delle azioni in circolazione.

Se ad esempio la società A dispone di un capitale sociale suddiviso in un milione di azioni, e ogni azione è quotata a due euro, la capitalizzazione (o valore di mercato, o market value) della società sarà pari a due milioni di euro.

Ma perchè è importante sapere a quanto ammonta il valore di mercato di una società? Cerchiamo di analizzare alcune determinanti.

Perchè è importante la capitalizzazione di Borsa

Le motivazioni che ci spingono a soffermarci ancora sul concetto di capitalizzazione di Borsa sono tante. Noi cerchiamo di riassumere alcune tra le principali cause che fanno di questo valore un elemento da tenere sotto controllo per investitori e manager della società

la capitalizzazione di Borsa indica dove la società potrà essere quotata: la Borsa italiana (e non solo lei!) è un mercato regolamentato suddiviso in comparti, principalmente distinti sulla base del valore di mercato delle società. Una capitalizzazione più o meno elevata può pertanto consentire ad una compagnia di quotarsi in un listino a grande capitalizzazione, o in uno a media-piccola capitalizzazione;

la capitalizzazione di Borsa permette alla società di rientrare in determinati indici di Borsa: vi sono numerosi indici di Borsa che racchiudono le società sulla base del loro market value.

la capitalizzazione di Borsa è indicatore di potenziali prezzi di fusione o di acquisizione: essendo uno dei principali indicatori dell’effettivo valore della società, il market value è altresì utile per coloro che desiderino rilevare la società, o fondersi con essa, esprimendo un presumibile prezzo da pagare per portare a compimento le operazioni.

Le motivazioni che dovrebbero spingere un “portatore di interessi” nei confronti di una società a tendere d’occhio il proprio valore di capitalizzazione sono, ovviamente, tante altre.

Speriamo tuttavia in questo breve approfondimento di avervi fornito alcuni spunti utili per migliorare la conoscenza della materia!