Mancato Recapito di Raccomandata e Responsabilità del Gestore del Servizio Postale

La mancata consegna della posta è uno dei motivi di reclamo più frequenti e può avere anche conseguenze legali per il gestore del servizio.

Il Giudice di Pace di Foggia ha sancito la responsabilità del gestore del servizio postale per mancato recapito di corrispondenza anche se ordinaria, non assicurata o raccomandata a meno che, lo stesso, non provi che l’inadempimento sia stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa non imputabile.

Il Caso. Un avvocato foggiano aveva inviato una missiva legale a mezzo raccomandata tramite Poste Italiane all’amministratore di un noto condominio. Con tale missiva, il legale, invitava l’amministratore a prendere parte ad un’assemblea straordinaria ed indetta in via d’urgenza, nella quale doveva essere discussa proprio la revoca o la riconferma dell’amministratore.

Tale raccomandata non era mai giunta a destinazione in quanto l’operatore postale addetto l’aveva restituita al mittente apponendovi la dicitura “destinatario sconosciuto”. La mancata consegna della raccomandata entro i termini stabiliti aveva comportato pregiudizievoli conseguenze sia per il legale, investito del mandato, sia per gli stessi condomini, dal medesimo rappresentati, i quali speravano di revocare al più presto l’incarico affidato all’amministratore, considerato incapace di “curare” con diligenza e solerzia gli interessi del condominio in questione.

Il Giudice di Pace di Foggia, richiamando la sentenza della Cassazione n. 15559/2004, ha riconosciuto la responsabilità del portalettere, dipendente di Poste Italiane s.p.a. per la mancata consegna della raccomandata e ha ritenuto, pertanto, giusto condannare le Poste Italiane S.p.A., al risarcimento della somma pari al valore economico di cui avrebbero beneficiato i condomini qualora la raccomandata fosse stata regolarmente recapitata al destinatario e da essa fosse scaturita ( in seguito allo svolgimento dell’assemblea legalmente convocata) la revoca dell’amministratore pro tempore in carica , così come desiderato da tutti i condomini.

 

Quali Documenti Servono per Richiedere un Mutuo

Di solito gli istituti finanziari richiedono dei documenti standard per tutti per ottenere un finanziamento.

Tuttavia devi sapere, che a volte i documenti richiesti possono variare a seconda del tipo di prodotto richiesto.

Uno dei finanziamenti a medio lungo termine più richiesto è sicuramente quello relativo alla concessione di un mutuo per la propria abitazione o per altre circostanze.

Vediamo quindi più nel dettaglio quali sono i documenti che servono per richiedere un mutuo.

LA DOCUMENTAZIONE ANAGRAFICA
Documento di riconoscimento, copia di un documento di identità in corso di validità e del codice fiscale, necessari per essere identificati dalla banca
Codice fiscale o tessera sanitaria (assolutamente preferibile, desta sospetto non averla) sempre fronte/retro. Ormai non è più accettato il codice fiscale cartaceo. I documenti personali, insieme alle privacy firmate, in questa forma, sono indispensabili perché la banca possa accedere alle banche dati sia pubbliche che private.
Certificato di residenza da giustificare il domicilio quando non corrisponde al certificato. Dal primo gennaio di quest’anno non sarà più possibile ottenerlo in carta libera dalle circoscrizioni.
Certificato di stato di famiglia, consente alla banca di individuare i soggetti a carico ed effettuare eventuali indagini sui redditi degli altri soggetti che compongono il nucleo familiare. Come il certificato di residenza, può essere sostituito da un’autocertificazione.

A DOCUMENTAZIONE REDDITUALE

La documentazione reddituale sarà naturalmente coerente con il tipo di attività.

A livello reddituale i documenti per l’ottenimento di finanziamenti a lungo termine come i mutui variano a seconda se si è lavoratori dipendenti o autonomi. Il lavoratore dipendente dovrà consegnare la dichiarazione di anzianità emessa dal datore di lavoro, il modello CUD e l’ultimo e originale cedolino dello stipendio. Il lavoratore autonomo dovrà invece fornire: una copia del modello “Unico” (ex. Modello 740) con relativi cedolini di pagamento delle imposte ed estratti conti vari.

 

Epoche di Revisione per l’Aggiornamento del Tasso Variabile

Quando si parla ti tempi o epoche di revisione del mutuo, inevitabilmente ci si sta riferendo ai mutui a tasso variabile, in quanto i tempi di revisione non sono altro che le scadenze per l’aggiornamento del tasso applicato al mutuo.

La revisione del tasso di interesse, anche se legata all’indice euribor che cambia quotidianamente, avviene in tempi predeterminati da contratto. Ad esempio possiamo avere la revisione del tasso di interesse anche 2 volte l’anno, perchè abbiamo delle rate con scadenza semestrale.

Si capisce che, seppur l’indice di riferimento (euribor) possa subire dei forti rialzi in un determinato periodo, questi non andranno ad influenzare il tasso del mutuo. Perchè fino al periodo revisione, tutto quello che succede prima nei mercati, non viene preso in considerazione. Quello che determinerà il nuovo valore del tasso, sarà la rilevazione dell’indice di riferimento alla data della revisione del mutuo.

Abbiamo accennato il fatto che qualora le rate abbiano scadenza semestrale si ha una revisione dei tassi 2 volte l’anno, verosimilmente se le rate hanno scadenza trimestrale avremo durante l’anno anche quattro o due epoche revisionali, invece con rate a scedenza mensile, potremmo avere un aggiornamento mensile, trimestrale o semestrale.

E’ curioso evidenziare che nel caso dell’ aggiormanto semestrale, se da un lato possono ritardare il rialzo del tasso, dall’altro si posticipa un eventuale ribasso dei tassi applicati al mutuo.

Ognuno di noi dovrebbe sapere con precisione quali siano le epoche di revisione del mutuo, per conoscere esattamente da quando si avranno conseguenze di eventuali rialzi o diminuzione dei tassi che incidono sull’importo della rata. In modo tale che tutti possano calcolare l’importo della rata, sulla base del valore euribor rilevato alla data di revisione del proprio mutuo.

Le epoche di revisione del mutuo sono riportate sia nel contratto di mutuo che sul relativo Foglio Informativo allegato.

Mibo – Definizione e Significato

Termina in “o”, tuttavia il genere è femminile: Mibo è la sigla che individua l’opzione sull’indice di Borsa Mib30.

Come ogni opzione, option in inglese, da tenere distinta dai diritti d’opzione che vengono offerti in Borsa soltanto in occasione di aumenti di capitale od offerta di obbligazioni convertibili, anche Mibo30 è un contratto standardizzato, ossia
un contratto dalle caratteristiche predefinite. L’investitore non deve fare altro che scegliere quale contratto acquistare o
vendere: l’unica vera e propria variabile è il prezzo, il cui movimento in una direzione o nell’altra determinerà l’entità dei
profitti o delle perdite.

Come ogni opzione, anche Mibo garantisce diritto all’acquirente di vendere, se si tratta di Mibo put, oppure di acquistare, se si
tratta di Mibo call, a un prezzo prefissato, una determinata attività: nella fattispecie, l’indice di Borsa Mib30. L’acquirente dell’opzione Mibo, sia nella versione put che in quella call, pagherà al venditore una determinata somma detta
premio, ottenendo in cambio da quest’ultimo l’impegno di vendere (nel caso di Mibo call), o comprare (nel caso di Mibo
put), l’indice a un prezzo prefissato, detto strike price.

Il fatto che l’indice non possa formare oggetto di scambio tra il venditore e l’acquirente, non significa che esso non abbia
un valore: non potendo scambiarsi il bene, le controparti del contratto, ossia l’acquirente e il venditore dell’opzione Mibo, si scambieranno una somma di denaro: in particolare, l’acquirente dell’opzione verserà al venditore, al momento della sottoscrizione, il controvalore del premio; questi, per contro, potrebbe essere tenuto a pagare, alla scadenza dell’opzione, la differenza fra il valore dell’indice moltiplicato per un determinato coefficiente, nella fattispecie 2,5 euro, e il
prezzo strike dell’opzione.

Per la precisione, il venditore di Mibo put dovrà pagare la differenza tra l’indice e il prezzo strike, quando il primo è superiore; il venditore della call dovrà pagare la differenza, quando invece l’indice è più basso.
Mibo è un’opzione europea: ciò significa che può essere esercitata soltanto alla scadenza: pertanto, per determinare se il
venditore deve pagare la differenza all’acquirente bisognerà tenere conto dell’indice Mib 30 al momento della scadenza
dell’opzione. In particolare, il valore dell’indice viene calcolato tenendo conto del prezzo di apertura dei titoli che ne
fanno parte l’ultimo giorno di contrattazione dell’opzione, che coincide con il terzo venerdì del mese di scadenza.

Attualmente, le Mibo vengono trattate quotidianamente con almeno nove diversi prezzi strike con un intervallo di 500
punti per ciascuna scadenza, e con sei scadenze differenti: quattro con scadenza nei successivi trimestri e due nei mesi
immediatamente seguenti quello di contrattazione. Nel mese di gennaio, per esempio, vengono trattate opzioni con scadenza gennaio, febbraio, marzo, giugno, settembre e dicembre.

Mercato Primario – Definizione e Significato

Vuole la tradizione che la prima lezione nelle facoltà economiche sia dedicata alla definizione di mercato. Il mercato,
viene insegnato, è il luogo di incontro della domanda e dell’offerta. Le due parti si incontrano per realizzare lo scambio:
di solito, merce contro denaro.

L’immagine più comune che una tale definizione suscita è quella del mercato come luogo fisico (una piazza, un magazzino, un ufficio) in cui a un tempo sono riuniti due soggetti, chi vende e chi acquista, e la merce oggetto della transazione. Di fatto, non è necessario che i tre protagonisti del mercato si trovino contemporaneamente in un unico luogo. É sufficiente che il venditore si metta d’accordo con l’acquirente, ad esempio per telefono, per scambiare a un determinato
prezzo una certa quantità di merce, che può trovarsi depositata presso un terzo.
Questa situazione di “dispersione del mercato” è tipica quando oggetto di scambio sono azioni, obbligazioni, titoli, valute e attività finanziarie in genere. Per lo più vengono scambiate in Borsa, ma non necessariamente. E in ogni caso, possono essere scambiate solo sul mercato primario o su quello secondario.

Quello che differenzia i due mercati non è il luogo fisico in cui avvengono le transazioni, bensì il fatto che diversa è la natura del venditore, e quindi differente è la funzione svolta dal mercato. Sul mercato primario chi cede titoli è lo stesso
emittente, che vende titoli di nuova emissione. Suo scopo è raccogliere così fondi per finanziare altre iniziative. Sul
mercato secondario sono invece scambiati titoli acquistati, e scopo di chi vende è liquidare l’investimento finanziario.

In base a questa classificazione dei mercati, risulta che ogni titolo viene scambiato la prima volta sul mercato primario,
e le successive sul mercato secondario. Si ha mercato primario, per esempio, quando un’impresa offre in opzione ai propri vecchi azionisti le nuove azioni emesse in seguito ad aumento di capitale; è mercato primario ugualmente il mercato
dei titoli di Stato quando vengono offerti nuovi Bot, Cct, e così via. La Borsa è invece perlopiù un mercato secondario,
dato che soltanto una minima parte dei titoli scambiati è di nuova emissione.